La sorgente
solforosa
A valle del paese di
Moggiona,
lungo la vecchia strada vicinale che porta a Lierna e a
poche centinaia
di metri dai ruderi del vecchio mulino, si trova la sorgente solforosa
di Moggiona (in
realtà si tratta di una sorgente di acqua sulfurea).
L'acqua
minerale sgorga da alcune rocce fra il sentiero ed il
torrente Sova,
che scorre a pochi metri dalla sorgente. La portata
dell'acqua è
assai scarsa, specialmente nei mesi estivi. Camminando
nelle sue
vicinanze, si avverte il caratteristico odore di uova
marce dovuto
all'acido solfidrico, e se ne notano i fanghi neri.
la sorgente solforora vista dal sentiero del Mulino La sorgente è stata descritta per la prima volta nel 1834 da Giuseppe Giuli, professore dell'Università di Siena, nella sua opera in sei volumi Storia Naturale di tutte l'Acque Minerali di Toscana ed uso medico delle medesime (la copia da noi consultata è conservata presso la Biblioteca Città di Arezzo). Un capitolo del quinto volume (pg. 271-290) è dedicato alle acque minerali del Casentino. Giuli, dopo aver fatto base a Poppi, si reca a visitare la rinomata sorgente di Cetica,che però trova priva di qualità minerali e non include fra le acque minerali casentinesi. Poi prosegue: Riportiamo in seguito la descrizione dell'Acqua di Moggiona. Cenni Geognostici dei terreni: Nei monti, che sovrastano a Moggiona, vi regna nell’alto il macigno [arenaria], e in basso la calcarea. Ove vien fuori quest’acqua vi è della calcarea. Situazione fisica: È situata presso un fosso, ma per essere in luogo assai elevato, l’aria vi è buona in ogni stagione. Vi sono delle case rurali, ed il non lontano Villaggio di Moggiona sono i luoghi, ove si può trovare ricovero in caso di bisogno. Storia e stato attuale: Non conosco alcuno che ne abbia parlato, ed è abbandonata intieramente a se stessa. Descrizione fisica: Ha gradi 21 di temperatura [Rèaumur, 26.25 gradi centigradi]; odore proprio dell’acque solfuree; ed il suo colore è un poco opalino. Vien fuori dalle fissure della pietra calcarea, e nello scorrere lascia delle traccie di Glarina [probabilmente si tratta delle muffe bianche che si notano sopra il fango nero]. Saggio Chimico: 1) Agitando quest’acqua dentro una boccia non piena, ed otturandola con una lamina d’argento diviene oscura; divenne rossa la laccamuffa, e ritorna bleù esposta al sole. L’idrocianato di potassa coll’aggiunta di qualche goccia d’acido idroclorico bleù. 2) L’acetito di piombo, l’ammoniaca, ed il suo succinato; l’ossalato di potassa, e d’ammoniaca l’inalbano; ed il nitrato d’argento vi produce un deposito granulare bianco, che si oscura al sole. Si vede, che vi si trova del gas acido idrosolforico, e del carbonico liberi, e combinati vi si conta quest’ultimo acido, e l’idroclorico, e le basi sono il ferro, la calce, la magnesia, e la soda, perché il nitro muriato di platino le tinge leggermente di giallo. Dei volumi di gas, che porta seco, e del peso dei sali, che la mineralizzano, e classe in cui si deve inserire: Gas acido idrosolforico [acido solfidrico], cenni; Gas acido carbonico, Volumi 10; Idroclorato di soda grani [cloruro di sodio] 3.; Idroclorato di magnesia [cloruro di magnesio] grani 1; Carbonato di magnesia [magnesio], grani 3; Carbonato di calce [calcio], grani 6 ½; Somma grani 13 ½. È termale tepida, leggermente acidula, solfurea. Uso medico di quest’acqua: Contenendo il gas acido idrosolforico, se ne potranno fare dei bagni nei casi di malattie cutanee, ma converrà un poco inalzarli la temperatura. Internamente poi si potrà ordinare per la cura delle renelle nella quantità di dodici, o quattordici bicchieri, come pure alla dose d’un bicchiere o due nelle malattie verminose; nelle ostruzioni dei visceri abdominali come nelle malattie orinarie. La descrizione che dà il Giuli di quest'acqua coincide con l'attuale sorgente: sgorga da fessure nella roccia; è vicina al torrente e al paese di Moggiona, e le case rurali dove si potrebbe trovare alloggio sono probabilmente il Mulino e le vicine case di Vignano. Non sembra corrispondere però la temperatura: misurata nella pozza, è intorno a 15 gradi. La descrizione e l'analisi del Giuli sono riportate anche da Attilio Zuccagni-Orlandini nelle Ricerche Statistiche sul Granducato di Toscana (Tipografia Tofani, Firenze, 1852): Acqua di Moggiona. Nel Valdarno Casentinese, presso il villaggio di Moggiona in Comunità di Poppi, da un terreno appenninico, in cui predominano cioè l’arenaria ed il calcareo compatto alternanti fra di loro, trovò il Prof. Giuli una polla di acqua minerale abbandonata a se stessa, e della quale nessuno precedentemente aveva fatta menzione. Nel saggio analitico ch’ei ne fece, trovò oltre diversi sali, del gas acido idrosolforico e carbonico liberi. La designò come acqua leggermente acidula: e preconizzò, che usata per bevanda gioverà nelle malattie delle vie orinarie e intestinali, e per bagno contro le affezioni cutanee. La stessa descrizione si può trovare in altri testi, anche non italiani. In quest'opera in francese si può trovare l'analisi chimica in unità di misura moderne: Detto
questo,
bevetela
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vostro rischio e pericolo!
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