7 Settembre 1944

Gli avvenimenti

In seguito all'avanzata del fronte di guerra, il 26 Agosto una compagnia di soldati tedeschi comandati da un tenente e da un sergente arriva a Moggiona, proveniente da Serravalle, per far sfollare gli abitanti del paese. Dopo essere state radunate nella chiesa del paese, diverse persone vengono avviate a piedi verso Badia Prataglia, da dove verranno poi mandate a Santa Sofia in Romagna. In molti riescono comunque a fuggire nei boschi intorno a Moggiona. Alcuni raggiungono Poppi e la pianura, altri vengono catturati di nuovo dai tedeschi e inviati in Romagna. In un episodio, i tedeschi raggruppano al bordo di una strada presso Moggiona un gruppo di persone: il Tenente ed il Sergente scelgono dal gruppo alcune giovani ragazze e costringono i loro familiari ad andarsene, minacciandoli sparando in aria.

Nel frattempo, ad alcune persone era stato consentito di rimanere nel paese, per svolgere varie mansioni. Le ragazze vengono mandate nella casa di una delleCasa distrutta in Villa famiglie rimaste, situata nel rione "Villa". Alcune di loro vengono violentate dal Tenente e dal Sergente tedesco. La sera del 7 Settembre 1944, il Tenente ed il Sergente entrano in questa casa ed inviano le ragazze, insieme ad alcuni soldati, verso Poppi. Si siedono poi a mangiare e, dopo aver consumato il pasto, aprono il fuoco ed uccidono i cinque occupanti della casa (nell'immagine a destra, le macerie della casa in Villa, dove si è svolto questo primo crudele episodio). Muoiono in questa casa: Meciani Francesco, Alfonso, Vittorio, Benedetti Isola e Alinari Pietro. Sentono gli spari un anziano del paese (fratello di Benedetti Isola, che fino a pochi minuti prima era stato in quella casa; successivamente aiuterà i superstiti della strage) e due giovani fratelli che, terrorizzati, si erano rifugiati in una fogna.

I due ragazzi vedono poi i tedeschi avviarsi verso la propria casa, situata a poche decine di metri dalla prima. Qui i tedeschi radunano le persone in cantina e, senza Casa nella Bucaproferire parola, sparano nella stanza. Moriranno in tutto 11 persone, fra le quali uno dei due fratelli, Osvaldo Ceccherini, entrato in casa al momento della sparatoria. L'altro, Aurelio, sopravvive e presta i primi soccorsi a sua madre, ferita non gravemente, ad alcuni bambini (fra cui un altro fratello in fasce, che, seppur illeso, morirà qualche mese dopo questa tragedia) e ad alcuni feriti che purtroppo non riusciranno a superare la notte (nell'immagine a sinistra, la casa del secondo eccidio; come la prima, è stata fatta saltare in aria qualche giorno dopo la strage). Un altro giovane, Francesco Meciani, riesce a fuggire al momento della strage e raggiungerà Poppi in condizioni pietose, portando così per primo la notizia della strage oltre le linee nemiche. I morti in questa casa sono: Meciani Consiglia, Candido, Giovanni Battista, Giovanni, Laura, Isolina, Fabbri Maria, Furieri Azelia, Alberti Giovanni e Ceccherini Clara e Osvaldo.
      
Infine il Tenente ed il Sergente raggiungono le ragazze che avevano mandato verso Poppi e dicono loro che possono tornare al paese. Mentre le rassicurano dicendo che "non c’è motivo di spaventarsi" il Sergente apre il fuoco ed uccide 2 persone, Roselli Iole e sua figlia Luigina. Altre due ragazze riescono fortunatamente a scappare nell'oscurità. Il ponte all'ingresso del paese, dove avviene questa ultima efferatezza, viene fatto saltare poco dopo.

La mattina seguente, l’8 Settembre, Aurelio Ceccherini si fa aiutare da due anziani del paese e riesce a mettere in salvo sua madre e gli altri bambini sopravvissuti in un'altra casa del paese. Alcuni soldati tedeschi li individuano e li mettono al muro ma mossi forse da pietà, li risparmiano. Fattasi la situazione insostenibile per la mancanza di cibo, la paura e l'aggravarsi delle ferite della madre, Aurelio si reca al Monastero di Camaldoli a chiedere aiuto ai monaci, l'11 Settembre. I sopravvissuti vengono portati a Camaldoli, mentre uno degli anziani si reca a Poppi ad avvertire il sindaco.
 
Ricordiamo inoltre altre quattro persone morte in queste circostanze di guerra: Alessandra Acuti, morta il 19 Settembre a Camaldoli dove la madre l'aveva portata per sottrarla ai soprusi dei soldati tedeschi. Fu vittima di un bombardamento sul Monastero; Giuseppe Nanni, che fu trovato sepolto nel cortile di casa sua (in località Ortali) il 3 Ottobre, dopo essere stato dato per disperso. Si ritiene sia stato ucciso il 26 Agosto, giorno dello sfollamento; Attilio Ballerini e Romeo Menchini, usciti dal loro nascondiglio nei boschi per controllare la situazione nel paese, probabilmente dopo la strage, vengono catturati e uccisi; i loro cadaveri verranno trovati il 20 Dicembre sepolti in un bosco vicino all'Eremo di Camaldoli (in località Casini).

Passato il fronte, il 26 Settembre giungono gli Inglesi e contemporaneamente  incominciano a tornare i primi paesani, che notano come le case degli eccidiBenedetti Emilio parla ad un soldato inglese siano state fatte saltare in aria nel frattempo, e che il corpo di Roselli Iole e sua figlia era stato gettato nel fosso. Molto probabilmente, i tedeschi hanno voluto così nascondere le prove dei loro misfatti (nell'immagine a destra, un anziano del paese parla con un soldato inglese davanti alle rovine della casa testimone del secondo eccidio). Il 30 Settembre 1944, i cadaveri delle vittime, già in avanzato stato di decomposizione, vengono sottoposti ad una autopsia da parte del medico condotto di Ponte a Poppi. Successivamente, i loro resti vengono ricomposti in 7 bare e sepolti nel cimitero del paese, presente il parroco.

Testimone del recupero e della sepoltura dei cadaveri delle vittime è il Sergente Edmondson del Reparto Investigativo Speciale, incaricato di condurre l'indagine Frontespizio dell'incartamento inglesesulla strage (sulla sinistra, il frontespizio del fascicolo delle indagini, conservato presso il Public Record Office di Londra [Archivio di Stato]). Dopo aver ricostruito gli eventi grazie alle deposizioni dei sopravvissuti e degli altri abitanti del paese, raccoglie la descrizione dei due responsabili della strage, il Tenente ed il Sergente tedeschi. Nel rapporto si legge che:
"il Tenente ed il Sergente, che sembrano essere stati spesso ubriachi e maniaci sessuali, furono i soli responsabili e commisero questi crimini brutali solo per divertimento". Un ufficiale di collegamento dell'Esercito Italiano, interrogato dal Sergente Edmondson a Camaldoli, riconosce nella descrizione del Tenente quella di un ufficiale nazista da lui incontrato mentre si nascondeva sulle montagne vicino a Civita D’Antino, nella Valle del Liri: Il Tenente NOTHAFT della 5° divisione alpina tedesca. Dalla descrizione, sembra che questo ufficiale tedesco porti una forte rassomiglianza con l’ufficiale responsabile per le atrocità di Moggiona, in particolar modo il suo smodato desiderio di vino e donne, l’abbigliamento ed il fatto che parlasse italiano molto bene.

Come molti altre inchieste dell'Armadio della Vergogna, questo caso è stato archiviato nel 1960. Riaperto dalla procura militare di La Spezia, è stato di nuovo archiviato nel 1996, con la seguente motivazione: “Considerato che sono stati trasmessi a questo ufficio gli atti relativi ai crimini di guerra sopraindicati ad oltre 50 anni dalla data di commissione dei fatti; che tale circostanza impedisce concretamente di effettuare con utilità ogni indagine, tenuto anche conto della scarsezza degli elementi a disposizione e della impossibilità di ascoltare le persone informate sui fatti e quelle che svolsero i primi accertamenti”.

I fatti descritti in questa pagina sono stati ricostruiti principalmente a partire dal fascicolo sulla Strage di Moggiona conservato presso il Public Record Office di Londra.

Le immagini mostrate in questa pagina e contrassegnate dalla sigla IMW sono fotogrammi di scene girate a Moggiona il 27 Settembre dal Sergente Richiardi dell'Unità Cinematografica e Fotografica dell'Esercito Inglese. Il filmato è conservato presso l' Imperial War Museum di Londra.

La proprietà delle immagini in bianco e nero appartiene perciò alle suddette istituzioni e non può essere usata senza il loro consenso.

Abbiamo inoltre consultato:
  • Camaldoli nel Casentino in fiamme, Don Antonio Buffadini, 1946, G. Barbèra-Firenze.
  • Guerra e Pace, Don Cristoforo Mattesini, 1977, Palmini-Arezzo.
  • Eccidi Nazifascisti nel Comune di Poppi, dal sito internet  Progetto Memoria della regione Toscana.
  • Tu Bum Bum, Franca Loretta Norcini, 1982, Calosci-Cortona.
  • Storie di Guerra, Fiorenza Alberti Salvi, 2002, A.L.I. Penna d’Autore -Torino.
  • Moggiona, Danilo Tassini, 2004, Pro Loco Moggiona.
  • I Meciani - Genealogia e Note sulla Casata, Pietro Meciani, Milano, 1981.
  • Archivio Parrocchiale di Moggiona.
Un'ultima nota sulla data della strage: in molti testi viene indicata la data dell'11 Settembre. Il Rapporto inglese concorda invece con l'opera di Buffadini nell'indicare il 7 Settembre come data più probabile della strage, mentre l'11 Settembre i sopravvissuti vengono raccolti dai monaci e portati al Monastero di Camaldoli. L'ambiguità è presente anche nel cimitero di Moggiona, dove la lapide sulla tomba dei deceduti nella prima casa reca la data del 7 Settembre, mentre l'altra porta scritto 11 Settembre. Il registro delle morti dell'archivio parrocchiale di Moggiona, comunque, indica un'unica data per l'eccidio, Il 7 Settembre. Data la concordanza fra il rapporto inglese, l'opera di Buffadini ed i registri parrocchiali, riteniamo la data del 7 Settembre quella corretta.


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